Vita

Manlio Sgalambro

Manlio Sgalambro è stato un filosofo, poeta e scrittore italiano.
Nasce il 9 dicembre 1924 a Lentini, un paesino agricolo a metà strada fra Siracusa e Catania. Poco si conosce della sua vita nel periodo precedente la Guerra: la famiglia è proprietaria di agrumeti e Manlio, grazie al padre farmacista, ha la possibilità di coltivare una “smisurata adolescenza”. Dopo il Conflitto, si trasferisce a Catania, si sposa (1963) ed ha cinque figli. Muore il 6 marzo 2014, all’età di 89 anni.

Il nascere e il morire sono i due momenti unicamente reali, il resto è sogno interrotto da qualche insignificante sprazzo di veglia.

Produzione filosofica

Intellettuale tra i più eversivi e indipendenti del panorama culturale italiano, fuori dei quadri accademici e libero dai condizionamenti del pensiero dominante. Dopo la pubblicazione, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, di brevi articoli su riviste di nicchia quali “Prisma”, “Incidenza” e “Tempo Presente”, esordisce tardivamente nella scrittura filosofica con il libro La morte del sole (1982) in cui sistematizza la sua precedente e copiosa produzione, dando voce a un nichilismo estremo – seppure non scevro di sfumature metafisiche – che lo avvicina a pensatori quali Nietzsche, Cioran e Karl Kraus.
La sua visione esistenziale, fatalista e quasi paradossale nella sua drasticità, e comunque sempre ancorata a una Sicilia che sembra sostanziarne il pensiero nel suo orizzonte di disperazione, si articola nei numerosi altri libri pubblicati negli anni successivi, tra i quali ricordiamo: Trattato dell’empietà (1987), Anatol (1990), Del pensare breve (1991), Dell’indifferenza in materia di società (1994), La consolazione (1995), Trattato dell’età (1999), De mundo pessimo (2004), La conoscenza del peggio (2007), Del delitto (2009), Della misantropia (2012), Variazioni e capricci morali (2013). L’ultimo è Dal ciclo della vita, pubblicato postumo nel giugno 2014.

Perché mi ostino a definirmi “filosofo” benché né i filosofi mi vogliono né io voglio loro? Perché in questa disciplina, nella sua venerata regola, entrai fanciullo e mai venne meno la mia fedeltà. Per più di cinquant’anni l’ho studiata non distratto da altro. Ne ho carpito segreti e reticenze, ho visto esaltazioni e declini, eccessi e dimenticanze. Filosofi sull’altare e poi scagliati giù. Ho assistito al loro regno, e al dominio delle loro idee, e l’ho studiato più che quello di duci e condottieri. Ho avuto amori duraturi, ho imitato modelli (ma come si può imitare l’Idea, ahimè). Sono invecchiato lì dentro. Di essa conosco tre o quattro cose meglio dei miei contemporanei. Non ho altro da aggiungere.

Produzione musicale e collaborazione con Battiato

Curioso e ironico sperimentatore di commistioni tra generi e registri, dal 1994 avvia una felice collaborazione con Franco Battiato, con cui firma numerosi album (tra gli altri: L’ombrello e la macchina da cucire, L’imboscata – contenente il singolo La cura, cui Sgalambro deve la sua notorietà presso il grande pubblico –, Gommalacca, Ferro battuto, Dieci stratagemmi, Il vuoto, Apriti sesamo) oltre che sceneggiature cinematografiche (Perdutoamor, Musikanten, Niente è come sembra) e libretti d’opera (Il cavaliere dell’intelletto, Socrate impazzito, Gli Schopenhauer, Telesio).
Cantante ironico e occhieggiante al pop nell’album di cover Fun club (2001) e paroliere per artisti quali Patty Pravo, Carmen Consoli, Fiorella Mannoia, Milva e Adriano Celentano, realizza anche felici escursioni nel teatro di impegno civile (come nell’opera di Pippo Pollina Ultimo volo, in cui dà voce al “Dc-9 Itavia” affondato a Ustica) e nella poesia (NietzscheMarcisce anche il pensiero).