Nota di passaggio

 


Odo voci

Io vivo alla fine dell’impero romano
In un giardino di ciliegie che sprizzano
il loro succo sulla mia faccia slavata.
Perfido Stilicone, barbaro multiforme,
i monaci cantano il Vespro nel tempio di Giove.
[Intonano i cori The Decline and Fall.]
Dolce Sole di Emesa, Elagabalo,
a quattordici anni Imperatore di Roma
come ti invidio e ti onoro.
Celebravi pietanze invece di battaglie
per questo ti aborriscono gli storici.
Confondevi l’ordine dei climi
e facevi ministri mimi e ballerini.
Onoro imperatori neghittosi e feroci.
Che importa la nobile indole di Tito,
se con Commodo regna ovunque la pace?
[Vaga per i mari come putrida barca
l’Impero, e io mi diletto a un verso
di Nerone.]
Svicolo per viuzze, zaffate di profumi
e fetidi unguenti, mentre leggo
L’anatomia delle urine di James Hart
assieme al Vangelo secondo San Matteo.
Un Catalepton liber occidentale
e la Dialectica di Garlando Computista.
Mi beo di sulfuree intese con i pianeti
e in un istante attraverso l’orbita
dei cieli. Odo un canto di Saffo all’orizzonte.
Che gioia, ricomincio, ritorno, mi assottiglio.
Sono spirito puro. Tigre mi risveglio.
Muffe, odori eziologici purificati da lirici
antropoidi e violini tzigani. A tre passi
la demenza avanza.


testo di Manlio Sgalambro (da Nota di passaggio in Opus postumissimum. (Frammento di un poeta), pp. 7-9) / musica di Alessandro Farruggio, Nota di passaggio in Alessandro Farruggio, Odo voci, 2013

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