Alberto Garrisi in Nuova Informazione Bibliografica. Il sapere nei libri, XIX, n. 2, aprile-giugno 2022, pp. 209-226
Manlio Sgalambro (Lentini, 9 dicembre 1924 – Catania, 6 marzo 2014) entra silenziosamente nella storia della filosofia. Non possedeva alcun titolo accademico; decise di non iscriversi alla facoltà di Filosofia in quanto era avverso alla dominazione esercitata dal pensiero di Croce e Gentile negli atenei filosofici del tempo1: «Erano loro che occupavano tutto lo spazio culturale, ma io non mi ritrovavo affatto in quei sistemi complessi e completi, dove ogni cosa era già stata incasellata. Per me pensare era una destructio piuttosto che una constructio: ero uno che notava le rovine, piuttosto che la bellezza, questo era un po’ scomodo, e non certamente accademico»2, Sgalambro era un pensatore autonomo, autodidatta, ancora oggi pressoché sconosciuto all’interno dei contesti accademici verso i quali era molto critico. La sua fama nel grande pubblico la si deve principalmente alla collaborazione con il cantautore siciliano Franco Battiato, di cui divenne paroliere nella seconda metà degli anni Novanta. Tutta la produzione filosofica di Sgalambro è un costante avvertimento, un avviso per gli uomini riguardante il destino che li attende (un destino inevitabilmente cadaverico) e che prosegue nei suoi libri con una serie di riflessioni originali.
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- «All’università decisi di non iscrivermi in Filosofia perché la coltivavo già autonomamente. Mi piaceva il diritto penale e per questo scelsi la facoltà di Giurisprudenza», M. De Leo e L. Ingaliso, Nell’antro del filosofo. Dialogo con Manlio Sgalambro, Catania, Prova d’Autore, 2002.
- C. Bonini, Manlio Sgalambro. L’ultima intervista,
https://www.panorama.it/cultura/sgalambro-ultima-intervista
(consultato il 25/07/2020).