Manlio Sgalambro in Giampaolo Bellucci, Un grappolo di rose appese al sole, Cicorivolta, Lunigiana (MS), (novembre) 2011, p. 9
I testi di canzone sono poesia di tutti i giorni e quindi non sono poesia. Guai se lo fossero. Potremmo anche accettare di definirla “poesia di tutti i giorni”. Ma anche questa definizione sarebbe impropria. Nel quinto movimento della terza sinfonia di Mahler si intona la canzoncina infantile che fa “Bim Bam”. Il testo di canzone lo può fare solo quando si incontra con la musica. I testi di Bellucci sono testi senza note. Ma sono pronti a darsi alla musica come un’amante all’amata. La domanda più corrente che si fa al testo di canzone è questa: warum bist du so kurz?, perché sei così corta? Ma questo rimpianto non si può avere per questi testi. A essi si deve chiedere al contrario, perché siete così lunghi? Mi sembra però che stia proprio qui il ‘colpo’ di Bellucci. La lunghezza dei suoi testi li caratterizza. Sia un rocker che un rapper potrebbero farli propri. Attraverso il loro canto si snoderebbero nel cielo con la leggerezza di un profumo. Ai suoi testi manca finora la voce. Quando essi l’avranno si trasformeranno in canzoni e la promise de bonheur sarà mantenuta.
Catania, 5 settembre 2011