Manlio Sgalambro in Franco Battiato, Don Gesualdo (suppl. di Auguri don Gesualdo), Bompiani, Milano, (settembre) 2010, pp. 41-43
Da L’amaro miele, “Dedica, dopo molti anni”
«Queste parole di un uomo dal cuore debole,
sorta di macchine o giochi per soffrire di meno,
ad altri uomini dal cuore debole:
coscritti balbuzienti, spretati dagli occhi miopi,
guitti fischiati, collegiali alla gogna,
re in esilio invecchiati a un tavolo di caffè,
che un giorno finalmente un sicario pietoso
aiuta dietro un muro, con un coltello…
Queste parole di un moribondo di provincia
a chiunque abbia scelto di somigliargli,
col viso contro i vetri, fisso a guardare nell’orto
un albero di ciliegio teatralmente morire…
Queste parole scritte senza crederci,
e tuttavia piangendo,
a un me stesso bambino che uccisi o che s’uccise,
ma che talora, una due volte l’anno,
non so come fiocamente rinasce
e torna a recitarsele da solo…
Per poco ancora, per qualche giorno ancora:
finché giunga l’inverno nel suo mantello d’ussaro
e il fuoco le consumi e le consegni alla notte».
Credo che Bufalino e io ci siamo conosciuti nella seconda metà degli anni ottanta. Eravamo stati invitati a un convegno di storici siciliani. Il tema era una guerra tra sicilioti e ateniesi, combattuta intorno alla metà del 400 a.C.
Imperversava la lotta ma, come accade sempre, si approntavano ambascerie da entrambe le parti. Nel frattempo, però, si guerreggiava aspramente.
Secondo me, l’argomento andava affrontato partendo da questa considerazione, e Bufalino si disse d’accordo. La guerra viene sempre prima dell’uomo, dissi, perché lo assorbe, lo obnubila. Si organizzano sempre ambascerie per trattare la pace. Ma, in realtà, non trattano niente, e i combattimenti continuano.
Poi, a un tratto, le battaglie cessano.
Riflettendo, mi sono detto: “La guerra viene prima dell’uomo. È come se avesse una personalità propria, un potere autonomo. Comincia e finisce quando vuole. Gli uomini servono solo a combattere”. Gesualdo si disse d’accordo.