Manlio Sgalambro in Toni Contiero, Galleria Buenos Aires, Aliberti, Reggio Emilia, (luglio) 2006, p. 7
Un romanzo di formazione ci coinvolge già per la sua temerarietà. Il nostro autore non sembra amare il ricordo. Egli non mi sembra un nipotino di Proust.
Il ricordo cade su di lui non certo come una piuma ma se ne avverte il triste carico.
E tuttavia il mondo evocato ci avvolge comunque. Il tramonto della scrittura forse è imminente. Se ne avvertono già i sintomi. Chi ne salva in qualche modo anche un frammento, si abbia un saluto.