Da “La morte del sole”

Manlio Sgalambro in Franco Battiato, Bitte, keine Réclame, Rai Futura, 20 dicembre 2004

«Oggi l’erotismo prende il posto del rapidissimo coito in cui il borghese frettolosamente sgocciolava il suo prezioso sperma tra le anche della moglie. L’erotismo è tutt’altra cosa. L’elemento tempo è qui decisivo. Proprio perché il rapporto diventa più lungo esso non è più l’arcaico coito, unito tra l’altro al buon affare procreativo. Anzi, proprio il prolungarsi del piacere rende a poco a poco superfluo il coito. L’erotismo conduce alla sterilità. Noi non siamo figli del piacere dei nostri genitori, ma della loro ignoranza del piacere.»1
«La tenera mammina che conduce a spasso gli amici per la casa della giovane coppia e si ferma compiaciuta e commossa davanti alla camera da letto, dove poi tutti entrano prosternati, squaderna sotto i loro occhi il rito che nello spasimo irriflesso perpetua la vita che la sa lunga. Nessuno scopo ha quest’ultima, ma basta una goccia di sperma che va al posto giusto. Mentre la megera strombazza, si sente l’acre odore d’amore che alita lì dentro. Cercando di non farsi vedere, ci si tura le nari.»2
«Così vicina alla casa, la strada tuttavia ha sempre simboleggiato la foresta piena di pericoli. Si usciva da casa, fino a non molto tempo fa, con circospezione. Nelle fiabe, bambino che esce da casa solo significa smarrimento, segno che ancora la strada è il bosco e che il cattivo lupo è in agguato. Oggi si temono per i figli i cattivi incontri. Ma è ancora la fiaba del lupo. L’archetipo aggiornato. L’idea ultima è questa: chi si smarrisce, chi devia dalla strada giusta non tornerà mai più a casa. Che è poi l’idea metafisica che dà ragione del nostro destino. La grandezza del neoplatonismo sta nell’avere tematizzato il paradigma dello smarrimento. Prototipo del cattivo incontro è rincontro col mondo, da cui mai nessuno è tornato.»3

  1. in Manlio Sgalambro, La morte del sole, Adelphi, Milano, (aprile) 1982, § III, ¶ 2, p. 125
  2. ivi, § IV, ¶ 27, p. 165
  3. ivi, § IV, ¶ 18, pp. 158-159