Battiato & Sgalambro fanno la vita di balera

Alice Avila in La Stampa, 21 gennaio 2002, p. 28

A Catania va in scena La via diagonale al Fun club con il musicista, il filosofo e il pubblico in pista a ballare

Ordinato assalto al botteghino del Palacatania. Tutti in fila per Franco Battiato. Look in prevalenza sportivo, anche se non mancano signore eleganti accompagnate da mariti in giacca e cravatta. Del resto, «vestitevi come vi viene meglio» era stato l’invito di Battiato. Già, perché si tratta non del solito concerto, ma di un’originale «serata danzante con canzoni da ballo»: La via diagonale al Fun club con la partecipazione di Manlio Sgalambro, il filosofo-artista di Lentini da tempo amico e collaboratore del musicista.
«La via diagonale» percorsa da Battiato nella sua carriera artistica porta idealmente al «Club del divertimento», dal titolo dell’album di esordio di Sgalambro uscito nel novembre scorso. Un divertissement con cui il filosofo-chansonnier rivisita alcune famose canzoni del Novecento, da Non dimenticar le mie parole a La vie en rose, da Donna a Cheek to cheek. Novità assoluta quella di sabato sera, proposta dal Teatro Stabile nell’ambito della rassegna «Schegge» che annovera tra i suoi ospiti Lina Sastri, Paolo Rossi, Nicola Piovani (martedì 22 gennaio) e Massimo Ranieri. Gli spettatori diventano attori: cantano, ballano, applaudono a suon di musica, in una vera e propria festa, un po’ come nelle balere di una volta. Per quasi due ore e mezza senza intervallo.
Ci sono circa 2.200 persone sugli spalti e pian piano, a concerto iniziato, alcune centinaia si riversano nel parterre per ballare. È qui la festa? La «pista» si riempie a ondate, come in un flusso coreografico. Qualcuno accenna a timidi passi di danza. Ma dopo i brani strumentali eseguiti dalla Gabriele Comeglio Band e dalla band di Battiato (Carlo Guaitoli, pianoforte, Angelo Privitera, tastiere e programmazione, Alessandro Gallo, chitarra, Luca Visigalli, basso e Lele Melotti, batteria), dopo una fugace apparizione del cantante, accolto da un’autentica ovazione, che invita il pubblico a ballare, dopo due standard americani di successo cantati con grinta dalle coriste Mary Montesano e Vera Quarleri, ha davvero inizio la festa. Nel parterre ballano tutti: coppie sposate abbracciate, fidanzatini avvinghiati, amici e amiche scatenati. Ballerini d’eccezione l’ex ministro Bianco e signora. Nelle gradinate canticchia tra gli altri Nicola Piovani.
È Battiato, vestito blu, camicia bianca e cravatta, il mattatore indiscusso della serata. Simpatico e giocoso, annuncia le canzoni, scherza col pubblico anche in dialetto, si muove a tempo sul palco, si siede. Paint it black, Ritornerai, Il cielo in una stanza e tante, tante altre cover. Una parte del pubblico chiede con insistenza le sue canzoni ed ecco anche la splendida La cura (da L’imboscata), in un’interpretazione appassionata e  appassionante. Poi arriva Sgalambro, sciarpa rosso bordeaux al collo, pure lui in abito classico. Appare in ottima forma, nonostante i suoi settantasette anni. Propone con leggerezza e ironia il tormentone estivo di Manu Chao Me gustas tú ed evergreen come Camminando sotto la pioggia, con basi musicali eleganti, mai invadenti. Ma c’è qualche fischio di dissenso e lui va via.
Torna Battiato e gli applausi sono di nuovo scroscianti. Ancora suoi brani come Centro di gravità permanente e, fuori programma, altri classici come la struggente La canzone dell’amore perduto e Insieme a te non ci sto più. Cè molto entusiasmo, anche se qualcuno è stanco per aver ballato così a lungo. «Arrivederci, amore, ciao». E la festa finisce davvero.