Gino Castaldo in La Repubblica, 1° novembre 2001, p. 39
Fotogrammi
È davvero spiritoso Manlio Sgalambro. Anche quando fa finta di parlare seriamente. In attesa del prossimo libro, De mundo pessimo, un titolo da enciclica, ha a pensato bene di incidere un disco di canzoni, non sue, ovvero quello che si definisce un album di cover, con una scelta davvero stravagante, da Non dimenticar le mie parole a Me gustas tú. La scelta denota notevole libertà di pensiero, ma rimane comunque da chiedersi: non essendo un cantante, se non per puro caso, che senso ha? Ma il dubbio è per i non filosofi. Sgalambro ha invece risposte pronte ed esilaranti. Chi l’ha spinto a incidere il disco? Ovvio, la casa discografica, che si è comportata come il Dio calvinista che sceglie non per merito ma per puro arbitrio. Bene. Un comune cantante l’avrebbe motivato come puro divertimento. E alle domande sul senso di un disco così «leggero» in tempi così «pesanti» la risposta è addirittura sprezzante. Di 11 settembre ne ho visti già molti, ci dice Sgalambro, e poi bisogna sollevare il peso che grava sulla gente. Lui ha sgravato, dice, si è tolto il peso. Il disco è stato realizzato prima dei recenti fatti, ma questo conta poco. L’unico vero dubbio è se la voce di un filosofo che canta «Donna, tutto si fa per te», di questi tempi, sia davvero un alleggerimento.