Il debutto di Manlio

Ottavio Cappellani in Stilos (suppl. di La Sicilia), ❓ agosto 2001, p. ❓

Il filosofo catanese sta per incidere un disco di cover ballabili anni Trenta. S’intitola Fun club e uscirà in ottobre. «Mi piacerebbe restituire alla canzone la sua funzione di lenitivo»

Si racconta che, i primi tempi della sua collaborazione con Battiato, rimase scandalizzato quando la redazione di un rotocalco popolare gli telefono per domandargli un’intervista. All’epoca era un filosofo, «anche se preferirei la definizione di teologo», i cui libri erano pubblicati in Italia dalla prestigiosa Adelphi e tradotti in diversi paesi. Oggi, dopo che il Virgilio Battiato lo ha condotto in tour attraverso i gironi del mondo contemporaneo, Manlio Sgalambro continua a essere un teologo, ma un teologo che sta per incidere un disco di cover di ballabili anni Trenta, Quaranta e non solo. Per cui sono in tanti a chiedergli cosa c’entri la filosofia e la teologia con un album di cover, e a questi tanti, puntuale, Sgalambro risponde invitandoli tutti ad andare al Fun club, il club del divertimento.
È questo infatti il titolo del disco (prodotto da Franco Battiato), che la Sony pubblicherà a ottobre, in cui il filosofo di Lentini interpreterà una raccolta di “evergreen”: da Bésame mucho a La vie en rose, da What’s new Pussycat? di Burt Bacharach a Me gustas tú di Manu Chao, senza dimenticare perle come Moon river di Henry Mancini, Non dimenticar le mie parole e Silenzioso slow di Giovanni D’Anzi, per arrivare al classico del repertorio di Sgalambro, quel La mer di Charles Trenet che l’anno scorso rivelò il filosofo come ironico e roco chansonnier.
Il progetto, nel quale, probabilmente, sarà coinvolto anche il contrabbassista americano Greg Cohen, già collaboratore di Tom Waits, Elvis Costello e Woody Allen, è nato per caso. «Una sera, – racconta Sgalambro divertito – durante un concerto del tour di Battiato, Ferro battuto, il mio siparietto, nel quale canto alcune canzoni, ha avuto un discreto successo, tanto che qualcuno mi ha proposto l’immediata pubblicazione di un come-si-chiama… di un singolo, lo staff della Sony è venuto a saperlo, e ha rilanciato proponendomi un contratto per un intero album».
A onor di cronaca “discreto successo” è un eufemismo, chi segue i concerti di Battiato conosce gli applausi scroscianti che il pubblico tributa da tempo al “filosofo, completo scuro e occhiali da sole, bello che sembra una rockstar” (la definizione e di Serena Dandini, al Salone della musica di qualche anno fa).
«Dall’incontro con Battiato, al disco, – racconta Sgalambro, – è stata tutta una serie di eventi casuali, eventi che poi però, come sempre succede, si incastrano tra di loro e chi vuole può scorgere altro, ma a posteriori. In ogni caso, in quest’album, mi piacerebbe restituire alla canzone la sua funzione di lenitivo, di semplice divertimento, svagarsi per un breve momento e condividere questa leggerezza col pubblico. Credo che negli ultimi tempi la canzone sia diventata troppo seriosa, come se si fosse sovraccaricata di significati. In questo Battiato è un maestro: liberarsi dalla seriosità. Immagino che i filosofi, al mio esordio come cantante, storceranno il naso, e forse anche qualcos’altro, ma all’accusa di tradimento della disciplina rispondo che mi porrei il problema se ci fosse qualcosa da tradire, ma anche volendo non ho chi o cosa tradire. Si dice che gli stoici cacciarono Dionigi perché andava a puttane, ma allora c’era una setta. Se oggi ci fosse una setta non la tradirei».
E, forse, se una setta ci fosse, dovrebbe adeguarsi ai tempi, «tempi – come spiega ancora Sgalambro, – in cui i ruoli sono esplosi»: oltre al disco, al tour Ferro battuto, al libretto della probabile prossima Opera di Battiato, sta lavorando al nuovo libro, dal titolo, per niente lenitivo, De mundo pessimo.
Ci sarà anche il tour di Fun club?

«Stiamo pensando a una serie di eventi che riescano a coinvolgere il pubblico in prima persona, a cominciare dall’abito da sera. Molte canzoni sono degli anni Trenta, ci piacerebbe ricreare quell’atmosfera. Stiamo pensando anche a dei pomeridiani, i tè danzanti come si usavano una volta, con una grande orchestra e le coriste».