Giacomo Pellicciotti in La Repubblica, 6 agosto 2001, p. 34
È prevista per ottobre l’uscita del primo disco del filosofo. Prodotto da Franco Battiato, s’intitolerà Fun club
Pensiero negativo ma molto umano
È un solitario cordiale; un pensatore negativo, ma eccitabile; un umanissimo cinico. L’ossimoro s’addice a Manlio Sgalambro, nato a Lentini (Siracusa) nel 1924, scrittore di testi filosofici dal ’59, e dal ’94 autore di canzoni. L’incontro con Franco Battiato avviene alla presentazione di un libro, quando Sgalambro ha già pubblicato La morte del sole e il Trattato dell’empietà, testi folgoranti che gli daranno una notorietà rara per un filosofo.
Catania – Il filosofo Manlio Sgalambro registra il suo primo album come cantante, prodotto da Franco Battiato e allegramente dedicato ai ballabili degli anni ’30, ’40 e oltre. Sgalambro crooner con swing, dopo l’accoglienza sorprendente che il pubblico di tutta Italia gli sta tributando nel corso dell’ultimo tour di Battiato Ferro battuto. Nello spettacolo l’indomito studioso, che ha trovato nuove motivazioni nella canzone d’autore, riceve ogni sera applausi scroscianti anche dai più giovani quando interpreta alla sua svagata e ironica maniera due sempreverdi come La vie en rose e Bésame mucho oltre all’irresistibile versione del tormentone dell’estate Me gustas tú di Manu Chao.
Un successo impensabile che ha stupito anche i responsabili della casa discografica Sony, sedotti dal trionfo personale di Sgalambro nel concerto milanese. I giorno dopo lo hanno scritturato per un intero disco, al quale Battiato ha già dato un titolo: Fun club, il club del divertimento. L’album, la cui uscita e programmata per ottobre, conterrà i tre titoli ancora caldi di successo, il classico di Charles Trenet La mer che l’anno scorso rivelò Sgalambro cantante e altre canzoni d’altri tempi che il filosofo siciliano sta provando con Battiato a tappe forzate. Sembrano ormai sicure perle come Moon river di Henry Mancini, Non dimenticar le mie parole e Silenzioso slow di Giovanni D’Anzi e What’s new Pussycat? di Burt Bacharach. Alla registrazione della raccolta di evergreen dovrebbe essere coinvolto anche il contrabbassista e arrangiatore americano Greg Cohen, già partner di Tom Waits, Elvis Costello, Woody Allen, Bill Frisell e attualmente in tour con Francesco De Gregori.
Tra un concerto e l’altro, in una Catania tropicale annerita dalla inquietante fuliggine dell’Etna, Manlio Sgalambro ha dato una prima spiegazione della sua nuova vocazione al canto:
«Non ricordo più com’è cominciato. All’origine c’è Battiato che mi ha coinvolto in qualche modo. Mi piacque che alla fine dell’album Campi magnetici ci fosse la mia versione di La mer. Ritengo di essere stato portato al canto dai tempi, per l’esplosione dei ruoli. Una volta avvocati medici notai o guerrieri si era per tutta la vita. Le professioni erano come vocazioni monacali, quasi che si nascesse avvocati, giornalisti o magistrati, Poi, col tempo, le professioni si sono trasformate in puri ruoli, in maschere che sconfinavano in altre parti. I filosohi erano ammantati da una serietà grave e solenne. Emanuele Severino è il prototipo del filosofo classico dal volto compunto. Poi, a un tratto, il ruolo ti esplode dentro. Cantare è un’espressione naturale che ho dovuto vivere prima in me, senza mostrare ad altri. A poco a poco se ne è andata la ritrosia, condotta però sempre tra gioco e divertimento, ed è diventata una cosa più seria».
Sorpreso dall’incredibile reazione del pubblico agli ultimi concerti? Sgalambro sorride, rompendo per un attimo l’abituale compostezza di una faccia apparentemente immobile:
«Sorpreso, certo, ma poi ho creduto di capire le reazioni della gente. Ho avuto la fortuna di cantare in un contenitore propizio come quello dello spettacolo di Battiato, un cantante che sa applicare con leggerezza l’arte del divertimento, una delle virtù copernicane di oggi. Mi sono sentito anch’io all’interno di questo tipo di leggerezza e il pubblico ha gradito».
Come sta scegliendo le canzoni del primo disco tutto suo?
«Alcune in passato devo averle già canterellate in privato. Il criterio è sempre quello della leggerezza. Sono solo bolle di sapone e le parole non hanno più alcuna importanza».
Nostalgia?
«È solo un viaggio a ritroso nel tempo per trovare qualcosa che incarni appunto la leggerezza di oggi, ma non ho nessuna reverenza per il passato già vissuto. Non penso alla nostalgia, ma a certe canzoni come momenti di liberazione, come incarnazione del divertimento. Il divertimento come una sorta di rapimento mistico, un po’ alla Battiato. Nel mio caso forse è meno mistico, è solo un mezzo per far stare bene gli altri, ma anch’io provo piacere quando canto».
Non si sente nostalgico Sgalambro, ma avrà anche i suoi cantanti favoriti che riaffiorano da una giovinezza non dimenticata? Ci pensa su e butta li qualche nome, ma senza rimpianti eccessivi:
«Alberto Rabbagliati, che aveva una bella voce per cantare Abbassa la tua radio per favore (Silenzioso slow) e Natalino Otto, che non era dell’Etar, la Rai di allora, e che per noi giovani aveva la magia di essere fuori dall’ingranaggio, oggi si direbbe sistema. L’apprezzamento maggiore era per gli chansonnier francesi come Yves Montand o per le voci che venivano da oltreoceano. Louis Armstrong anzitutto, ma anche Nat King Cole e Frank Sinatra. Meglio Cole che aveva una vocalità più maniacale».
Sono in programma per fine anno, dopo l’uscita del disco, anche serate danzanti. Battiato le descrive così: «Tentiamo di riorganizzare i tè danzanti di una volta, un divertimento con grande orchestra e coriste».