Le mie note libere per Decina

Claudia Riconda in La Repubblica (ed. di Firenze), 9 giugno 2000, p. 11

«Ero all’estero, saranno stati i primi anni Settanta, e ascoltavo la radio in macchina. Radio Lussemburgo, mi ricordo bene, che era molto potente, all’epoca arrivava dappertutto. Quel giorno trasmetteva una canzoncina leggera. Con l’auto passammo sotto un traliccio e la canzone fu devastata dalle frequenze della linea elettrica: diventò bellissima». Chissà se l’idea di Campi magnetici è nata da quel ricordo. Certo è che la storiella raccontata da Franco Battiato fa capire abbastanza bene cosa dobbiamo aspettarci da questo balletto, Campi magnetici appunto, lo spettacolo di Maggiodanza che dubetterà il 13 giugno alla Pergola, con le musiche di Battiato, la coreografia di Paco Decina, e testi del filosofo Manlio Sgalambro, anche interprete, inatteso, del brano che chiude il ballo, La mer di Charles Trenet reso celebre da Yves Montand. Il balletto sarà replicato in via straordinaria il 29 giugno in piazza della Signoria, a chiusura del Maggio Musicale, davanti alle telecamere Rai. Già i titoli dei brani musicali su cui si plasmeranno i movimenti dei corpi dei ballerini hanno un che di allucinato: In trance, Fulmini globulari, Suoni primordiali, questi i titoli dei pezzi che compongono il CD in vendita da oggi. «Una musica pesantuccia» dice Battiato scherzando, ma mica tanto. È la prima volta che compone per un balletto, al Maggio ha subito detto di sì. Primo perché per il balletto ha una vera e propria fissazione: «La danza è la forma d’arte più rivoluzionaria del Novecento». E poi perché il risultato gli ricorda gli esordi della carriera, sempre gli anni Settanta: «Ho ritrovato in quei brani la libertà assoluta e la mancanza di ritegno che avevo in quel periodo. Anche se devo ammettere che allora ero ottuso, adesso mi vergogno di aver pensato allora che i cantautori fossero biasimevoli e commerciali. Ma appunto, ero ottuso, e grazio a Dio non lo penso più. Il mio prossimo impegno? Un bel disco di musica leggera». La collaborazione con Battiato, che nello spettacolo farà un po’ da jolly, suonando tastiere, pianoforte, recitando piccoli brani, cantando pochissimo, è stata salutata dal sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino, Stefano Merlini, presente all’incontro di ieri con pubblico e stampa, insieme al direttore artistico Cesare Mazzonis: «Spero che Battiato possa aver trovato a Firenze un suo centro di gravità permanente». Molto più prosaico Mazzonis che ammette: «L’idea di Battiato ci è venuta perché quando un balletto nasce qui vogliamo che abbia sempre un elemento di novità. E poi abbiamo pensato che Battiato è un autore che per la sua musica e la sua popolarità avrebbe potuto attrarre pubblico verso il balletto, proprio in un momento in cui il pubblico non è molto attratto dal balletto. Ma attenzione: questa non è la classica scorciatoia, tanto in uso ai giorni nostri, l’opera va male, il concerto va male, ci infiliamo dentro il nome pur di portare qualcuno a teatro. No, la nostra è una scelta che si giustifica perfettamente sul piano artistico». Paco Decina, napoletano, da 15 anni a Parigi, coreografo poetico e dissacrante, ha detto: «Conoscevo la musica di Battiato. In fondo ci uniscono interessi e passioni comuni, l’India, l’Oriente. E poi ci siamo trovati immediatamente d’accordo sulla drammaturgia del lavoro».