Paolo Gallarati in La Stampa, 21 settembre 1999, p. 49
Settembre Musica ha offerto al Conservatorio l’intelligentissima accoppiata del Pierrot Lunaire di Schönberg con L’histoire du soldat di Stravinskij: due capolavori che rappresentano allo stato puro la diversità dei rispettivi mondi poetici. Nel Pierrot c’è l’irrazionale fibrillazione di un espressionismo volto a cogliere le piu stuggenti risonanze poetiche dei ventuno componimenti di Albert Giraud; nell’Histoire il racconto di una fiaba rappresentata in musica con forme taglienti, oggettive, concrete. L’Ensemble Novecento diretto da Antonio Ballista ha eseguito benissimo entrambi: tanto in Schönberg era sottile la profilatura dei disegni guizzanti, altrettanto in Stravinskij era chiara la varietà dell’invenzione ritmica: pulsazioni che, entro periodi regolari, cambiano di battuta in battuta con barcollante e ironico incedere: davvero una meraviglia di intelligenza e arguzia interpretativa.
La perfezione della parte strumentale, tuttavia, non basta a garantire la riuscita dell’Histoire du soldat che l’altra sera è stata eseguita in una forma, diciamo così, oratoriale o radiofonica. Gli attori leggevano il testo, intervallando i numeri musicali: tutto il mordente rappresentativo che Stravinskij aveva previsto, piazzando sulla scena narratore, strumentisti e personaggi, si è così afflosciato. A questo effetto deludente contribuiva l’imprecisione della resa acustica: il testo narrato da Manlio Sgalambro era sovente poco comprensibile; il dialogo di Giovanni Lindo Ferretti (il soldato) e Franco Battiato (il diavolo) vivace, ma compromesso dalla mancanza dell’azione.
Nel Pierrot Lunaire Ballista s’è avvalso della collaborazione di Luisa Castellani, interprete intelligente della strana vocalità schönberghiana che dev’esser fondata sull’esattezza della pronuncia tedesca. E così è stato, in un’esecuzione piena di mezzevoci, sussurri, sottigliezze persino rischiose per ricercata impalpabilità: tanto che la parte strumentale, più d’una volta, è parsa protagonista.