Carlo Moretti in La Repubblica, 26 luglio 1997, p. 35
Catania – Tra Lucio Dalla e Franco Battiato c’è amicizia vera, resa ancora più salda dalle visite che i due artisti si scambiano nelle rispettive case di Milo, alle pendici dell’Etna. Così, giovedì sera, proprio come due vecchi amici con la voglia di giocare assieme, i due musicisti si sono ritrovati sul palco del porto di Catania nel concerto che Battiato aveva in programma per l’Estate catanese, di cui è direttore artistico. Al centro del concerto, citando i Beatles, Battiato ha avvertito: “Per questo pezzo devo chiamare qualcuno sul palco, ce la posso fare solo ‘with a little help from my friend’: prego dunque di far passare Manlio Sgalambro e Lucio Dalla”. Dalle quinte è uscito prima Manlio Sgalambro, il filosofo che collabora con l’artista catanese da diversi anni e che ha scritto quasi tutti i testi dell’ultimo album L’imboscata. Poi, accolto da un applauso fragoroso dei diecimila spettatori, è arrivato Dalla con il suo sax. Battiato, ampio camicione e pantaloni color panna, scapigliato dallo scirocco che rendeva ancora più torrida Catania, aveva per l’occasione imbracciato la chitarra elettrica. Sono così partite le prime note di Teoria della Sicilia, un pezzo sostanzialmente inedito perché si tratta di una rilettura in chiave pop del prologo dell’opera Il cavaliere dell’intelletto scritta proprio da Battiato e Sgalambro, al quale è toccata la parte iniziale di recitato, una dichiarazione di amore per l’isola, luogo da cui fuggire ma dove sempre si deve tornare, concetto astratto, instabile come una nave sospesa sul blu, che “esiste solo come astrazione estetica, solo nel momento dell’arte quest’isola è vera”. Ha spiegato Battiato prima del concerto: “Ho tolto la parte classica e il coro presenti nell’opera, e ho rivisto la musica secondo una melodia pop. Ma non chiamatelo duetto: quello che facciamo con Dalla, con la complicità di Sgalambro, è poco più di un gioco, di uno scherzo in musica”. Per questo concerto che ha aperto la tournée estiva, Battiato ha sostituito con un violino elettrico il quartetto d’archi ascoltato nella tournée teatrale. Una band semplificata, due tastiere, chitarra, basso e batteria, che ha saputo comunque rendere al meglio le atmosfere de L’imboscata. Battiato ha sollecitato la memoria del pubblico più adulto proponendo pezzi come Summer on a solitary beach, Prospettiva Nevskij, Up patriots to arms, L’era del cinghiale bianco e Centro di gravità permanente ha avuto il piacere di scoprire i cori anche tra gli spettatori più giovani e nel parterre ricco di artisti: Jovanotti, Lindo Ferretti dei Csi, Saturnino, Carmen Consoli, Luca Madonia dei Denovo. La grande folla di ieri fa il paio con quella (oltre diecimila spettatori) che ha seguito mercoledì sera il concerto dei Negrita, di Niccolò Fabi, di Carmen Consoli e dei Casino Royale e lunedì l’apertura con Youssou N’Dour e i riuniti Denovo. “Il festival sta andando bene e anche le cose nel resto della Sicilia mi sembra che marcino nel verso giusto – ha commentato Battiato, in veste di direttore artistico – il rock qui è già una realtà: quando sono a Milano non sento più niente, qui a Catania la scena è viva, lì è morta da tempo”.