Walter Rizzo in L’Unità 2 (suppl. di L’Unità), 3 luglio 1996, p. 5
Pensieri & parole. A Catania Manlio Sgalambro e Lorenzo Cherubini a confronto
Jovanotti-Sgalambro nel primo incontro letterario dell’estate catanese, organizzata dall’amministrazione comunale e diretta da Franco Battiato. L’incontro che alla vigilia prometteva scintille, si è risolto con un botta e risposta tra quattromila ragazzi e Lorenzo Cherubini. Al centro i testi delle canzoni, le esperienze di vita e le emozioni dei ragazzi che sono diventati i veri protagonisti di una serata parti-colare. Gran finale con concertino improvvisato.
Catania. «La batteria è il tuono dominato e reso grazioso scoppiettio. Il fulmine di Giove si scarica liberandoci dalla paura, il rock da stadio adopera le casse come Wagner adoperò le percussioni. Grancasse, tamburi e piatti, reliquiario della banda militare, ricompaiono positive e attraverso esse parlano Wotan, Odino e i Sex Pistols…». Immobilità assoluta. Tremila bocche cucite e lo sguardo di Lorenzo Cherubini che cerca di entrare nella maschera incartapecorita che gli siede accanto. Fumetto: «Forse ho sbagliato posto?».
«Nel quinto movimento della terza sinfonia di Mahler si intona anzitutto la canzoncina infantile che fa pim pam e poi la si abbandona per finire nell’esultanza degli angeli…». Panico allo stato puro.
Franco Battiato ha avuto un’idea di certo singolare nel mettere insieme il filosofo della cupezza nichilista, con il teorico del pensiero positivo «rappato». Un incontro che prometteva scintille, ma che si è perso su strade e sintonie diverse. Due simboli antitetici, che non sono riusciti a comunicare tra loro.
Da un lato Jovanotti, venuto a Catania non per cantare ma per parlare dei testi delle sue canzoni, che ha intessuto un dialogo fitto, codificato, ma estremamente semplice ed immediato con i quattromila ragazzi che hanno preso d’assalto il palazzo barocco dell’università; dall’altro Manlio Sgalambro, il filosofo catanese chiuso dentro i suoi ermetismi, nella torre d’avorio del suo sapere. Diversi in tutto: dentro i problemi, le ansie e le emozioni Lorenzo; chiuso nel suo completo scuro, barricato dietro i Ray Ban neri, Sgalambro.
Doveva essere un confronto sulla teoria, è diventato un happening sulle emozioni. Lorenzo si è ritrovato sommerso dalle domande dei ragazzi, ma è riuscito a sfuggire alla tentazione di diventare guru. Jovanotti spiega come nasce una canzone, o almeno come viene fuori una sua canzone. «Non nasce mai allo stesso modo. C’è però un dato di unità. lo cerco di annotare su dei quaderni una frase, un disegno, un pezzo di un libro. Riempio questi quaderni senza un filo logico, riporto tutto quello che ho dentro». Poi spiega il Jovanotti pensiero con un esempio che non potrebbe essere più concreto.
«Penso positivo ad esempio è nato come reazione a quello che sentivo in giro. C’erano canzoni che parlavano solo di sensazioni negative, cupe. Che parlavano dell’incapacità ad affrontare i problemi. Mi dicevo che quegli stati d’animo li sentivo anch’io, ma volevo trovare dentro di me la forza di reagire. Ero in macchina, stavamo in tournée. Alla radio mandavano una canzone di De André, la conoscete faceva “La chiamavano bocca di rosa, metteva l’amore sopra ogni cosa”. Ho preso a canticchiare il ritornello sempre più veloce poi è venuta la strofa “Io penso positivo, perché son vivo…”. Mi sono fermato quando ho scritto “e niente nessuno potrà fermarmi”. Mi chiedevo di far cosa. Di correre no, potevano fermarmi eccome. Ho pensato cosa non sarebbero mai riusciti a fermare. La risposta era semplice. Nessuno poteva impedirmi di pensare, di ragionare».
La raffica delle domande parte subito. I ragazzi hanno una voglia matta di parlare, di confrontare la loro visione del mondo, il loro sentire i libri, il cinema, la televisione, l’amore e la politica. Si prendono giustamente l’intero palcoscenico, lasciando anche a Lorenzo Cherubini il ruolo, tutt’altro che sgradevole per il cantautore di Cortona di essere pretesto. Sul tavolo arriva una copia di Farenheit 451 di Ray Bradbury. «A me è piaciuto molto… Leggerlo potrebbe servire a far migliorare un po’ le cose». Ha una fifa matta la ragazzina che depone il cult dei romanzi di fantascienza nelle mani di Jovanotti, ma un attimo dopo si capisce che non è per l’emozione di trovarsi a tu per tu con un idolo, bensì per la strizza infernale di dover aprir bocca davanti a tutta quella gente. «Mi sembra che la gente non legga i libri – dice alla fine – Si annotano le frasi sui diari, ma non resta niente. È così anche per le canzoni, alla fine ci ricordiamo solo quelle che si possono cantare in coro con la chitarra. Ho paura che la gente non parli e non ascolti veramente».
Credo che hai ragione solo in parte. Vedi, anch’io ho fatto delle canzoni facili da memorizzare. Siamo cresciuti come una generazione allevata con gli slogan, con messaggi brevi. Ci sono canzoni che fanno più rumore, poi ci sono quelle che restano. Quando ho scritto L’ombelico del mondo volevo fare una cosa così. Che restasse, ma volevo mettere fuori lo spirito che avevo dentro e avevo bisogno di uno slogan». Immancabile la domanda sull’ignoranza che rischia di diventare dominante. Lorenzo non si scompone. «Io sono ignorante, non leggevo nulla, pensate che ho fatto i Promessi sposi sul Bignami, però non mi compiaccio della mia ignoranza».
A chiudere ci pensa Battiato che da una mano all’ospite: «Nessuno a questo mondo non può dirsi ignorante», spiegando quindi che la stima per Jovanotti nasce dalla sua capacità di cambiare. «Come dice un poeta armeno solo gli sciocchi non cambiano idea». Titoli di coda su Serenata rap per doppia chitarra (Saturnino e Brando) e voce (Cherubini Lorenzo più quattromila).
Una lunga estate targata Battiato tra concerti, danza e letteratura
Estate catanese anno secondo. Tornano le manifestazioni curate da Giacomo Battiato, quest’anno affiancato da un intellettuale come Manlio Sgalambro. E un momento di visibilità per una città che ha vissuto un grande risveglio. E che diventa per un mese palcoscenico di eventi culturali e/o musicali con incursioni nella danza, nella letteratura e in altri territori. Recuperati luoghi storici e bellissimi come il Chiostro dei Gesuiti di via dei Crociferi, il Giardino Bellini, il Chiostro dell’Istituto Gioeni di via Etnea, che diventeranno la cornice dei molti spettacoli.
Il tema è quello del tempo, «Passato, presente e futuro», le coordinate geografiche vastissime: dal Mediterraneo al Mare del Nord, dall’Africa alla Sicilia, che sta producendo anche tanta avanguardia con nomi come i Denovo, i Kunsertu, i Flor, gli Uzeda, Venuti, Madonia e Brando (un suo brano, Io rimango qui, è diventato il manifesto del risorgimento della città). Prestigiose le presenze: con Joaquin Cortés, Elvis Costello, Loreena McKennit. «La scommessa – dice il sindaco Enzo Bianco – non è quella di ripetere o magari superare il grandissimo successo dell’anno scorso. Vorremmo fare di Catania, per dirla con Battiato, un centro di gravità permanente per la cultura, le arti, lo spettacolo, e per un turismo intelligente e qualificato». Più in dettaglio: i lunedi letterari sono, dopo quello svoltosi ieri sui testi delle canzoni di Jovanotti (di cui vi riferiamo nell’articolo qui sotto), sul denaro con riflessioni e letture di Jaeggy e Sgalambro e interventi musicali del Liebhaber Konzert Trio, sull’editoria ai tempi del nichilismo con Elisabetta Sgarbi, Paolo Poli, Antonio Ballista, sul perdono e l’oblio con testi di Toni Servillo e un intervento di Geminello Alvi. Per la danza, oltre a Cortés, Roque/go.go., i solisti dell’Opera di Parigi, Raffaella Rossellini e Luis Emilio Bruni che danzeranno su musiche di Battiato e Hammill. Musiche di confine con Alice, il Kronos Quartet e Wu Man, Elvis Costello e The Attractions, Loreena McKennitt. Una rassegna di compositori siciliani (Sollima, Clementi, Sciarrino, Pennisi e molti giovani autori). Le canzoni perdute di Salvatore Adamo, Battiato e Giuni Russo, Nada, Gene Pitney. Infine, chiusura in grande stile, il 31 luglio, con l’Orchestra giovanile della Sicilia che eseguirà musiche di Bellini, Pacini e Haendel al Teatro di Villa Bellini.