Filosofia. Vedi alla voce: videogioco

Riccardo Chiaberge in Corriere della Sera, 25 febbraio 1996, p.

Dispute. Sgalambro accusa «gli impiegati del pensiero». Vattino: smettila con le favole. Intanto la ricerca del vero diventa programma interattivo sul computer

Con il dischetto curato da Remo Bodei apri «finestre», risolvi quiz e sai di che pensiero sei
Anche l’accademico Pietro Emanuele firma un trattato che insegna a scherzare con le idee
Tutti d’accordo sulla scolta epocale? Non proprio. Lucio Colletti: è il funerale della creatività

Maestri o impiegati del pensiero? Dalle colonne de Il Sole 24 Ore Manlio Sgalambro, di professione filosofo selvaggio, fulmina i colleghi accademici, colpevoli di aver burocratizzato un’attività libera c creativa. Prontamente lo rimbecca Gianni Vattimo: smettiamola di raccontarci la favola di Diogene e della lanterna. Ma a dare man forte al nichilista di Lentini sono proprio le nuove tecnologie. per loro natura ugualitarie e anti-accademiche, vere lanterne elettroniche al servizio dei Diogene di fine millennio. Oggi per dialogare con Socrate o con Kant non occorre più indossare abiti regali e curiali, né tanto meno sostenere un concorso da ordinario. Basta un personal con processore 486 o Pentium, quattro mega di Ram, il programma Windows, un mouse. E il viaggio può cominciare. Per orientarci, sullo schermo si srotolano le mappe del pensiero, dal mondo antico a quello contemporaneo. Clicchi su Elea (un puntino a sud di Roma) e subito si evidenziano in rosso i nomi di Parmenide e di Zenone. Sposti il mouse su Mileto, ed ecco apparire Talete, Anassimandro e Anassimene. Epicuro è a Samo, Tolomeo ad Alessandria. E Carneade, dove stava costui? Indovinate un po’: a Cirene, in Africa. Invece del breviario, il povero Don Abbondio avrebbe dovuto munirsi di un computer. A farci da Virgilio in questa discesa agli Inferi virtuale è il professor Remo Bodei, il cui volto sfingeo occhieggia da una finestra del video, e che tanto per rompere il ghiaccio ci pone alcune domandine facili facili. «Immagina di essere uno sceriffo di un paesino del West, nel quale sia stato commesso un omicidio particolarmente efferato. La folla tumultuante, senza avere alcuna prova, accusa uno straniero e lo vuole linciare. Tu sei sicuro della sua innocenza. Come ti comporti? Se cedi alle pressioni della folla. lasci impiccare un innocente. Se non cedi. ci sarà un assalto a mano armata, con sparatorie e disordini, in cui morranno e saranno ferite decine di persone».
Un bel dilemma, non c’è che dire. Roba da farsi venire il mal di testa, o di pancia: in gioco sono due valori altamente morali, ma uno di essi deve essere sacrificato. In preda alla disperazione, premiamo il pulsante «Suggerimenti», ed ecco lampeggiare sullo schermo le due alternative: se ti opponi alla violenza della folla, sei kantiano, credi nella morale come valore assoluto, infine schiandotene delle conseguenze. Fiat iustitia et pereat mundus. In caso contrario stai con Bentham, sei un utilitarista disposto al compromesso in cambio del maggior benessere collettivo. Il computer non ti toglie le castagne dal fuoco, non chiarisce che cosa sia meglio fare, ma almeno ti dice in che compagnia i verrai a trovare imboccando l’una o l’altra strada.
La filosofia è dialogo, è discussione. Ma può anche diventare gioco. Come è appunto, a dispetto dei contenuti tutt’altro che lievi, il programma interattivo Viaggio tra i filosofi edito dalla Paravia in collaborazione con la Rai e l’Istituto per gli Studi Filosofici di Napoli, e curato tra gli altri da Bodei, da Aldo Masullo e da Francesco Valentini. Oltre alle questioni e alle mappe della filosofia, propone un nutrito pacchetto di interviste-lezioni a 34 protagonisti del pensiero contemporaneo. da Gadamer a Bobbio, da Popper a Ricoeur, con note bibliografiche e rinvio ai classici citati.
E intanto Bodei già annuncia il prossimo videogame al quale sta lavorando: un cd-Rom che ci guiderà alla scoperta della «città del sapere», una lunga cavalcata attraverso la storia delle idee. Arrivati al Settecento, per esempio, ci ritroveremo in un boudoir illuminista con arredamento d’epoca, volume sul leggio e pendola alla parete. Cliccando sulla pendola vedremo sfilare le opere, i pensatori, le tappe salienti del dibattito intellettua-le. Che so, 1714: esce la Monadologia di Leibniz; 1781: la Critica della ragion pura di Kant. E se vorremo leggere qualche brano, non avremo che da aprire il libro con il mouse. «È un modo nuovo per avvicinarsi ai classici, forse più appassionante per i giovani di oggi, che stanno diventando autistici a forza di stare davanti al televisore o al computer. Permette di risalire dalle grandi questioni agli autori di ogni tempo, di mettere a confronto Aristotele e Rawls sui problemi dell’equità, di organizzare tavole rotonde sulla democrazia con Jonas e Popper. E’ il sistema che usano nelle università anglosassoni, così diverso dal nostro metodo storiografico, basato su un concatenamento retorico degli autori, una sorta di passeggiata nella galleria degli antenati».
Non così entusiasta dei nuovi media si mostra Stefano Zecchi, che pure con il video ha una certa dimestichezza (lo vediamo in questi giorni negli spot dei «Classici del Pensiero» Bompiani da lui curati): «lo credo che il libro sia insostituibile. La formazione culturale richiede tempi lunghi, studio e riflessione. Non si possono trattare i grandi pensatori come eroi dei fumetti o dei videogame». Drastico quanto laconico, Lucio Colletti:
«Per l’ultimo numero di MicroMega ho preparato un saggio che ho intitolato Fine della filosofia e, per un po’ di timidezza, avevo messo un punto interrogativo. Considerate tutte queste novità, sono propenso a toglierlo».
Fine della filosofia tout count, dunque. Sarà, ma intanto la febbre dilaga, di pari passo con la crisi delle grandi ideologie, e con la crescente allergia delle masse alla politica. Il romanzo filosofico di Jostein Gaarder, Il mondo di Sofia (Longanesi), è diventato un bestseller internazionale, e il secondo (L’enigma del solitario) si avvia a uguagliare i record del primo.
Sulla sua scia, ci provano anche gli accademici, Pietro Emanuele, allievo di Armando Plebe e ordinario all’Università di Messina, ha scritto un libro, Nel meraviglioso mondo della filosofia (Piemme) con un invitante cielo di Magritte in copertina. Sostiene che la filosofia «la maggior fonte di piacere intellettuale a disposizione dell’uomo» e che ci insegna a «giocare con i concetti, che è la maniera più divertente di esercitare la nostra intelligenza».
«Attenzione però – avverte Emanuele – l’elemento ludico deve essere scoperto a poco a poco, non va trasmesso in prima istanza. Altrimenti si rischia di banalizzare la storia del pensiero. Quello che io sostengo è che la filosofia si può insegnare anche in modo piacevole e divertente. Tuti i grandi filosofi, da Platone a Heidegger, illustrano i concetti con l’aiuto di apologhi e di aneddoti».
Possiamo filosofare ridendo, o ridere filosofando. Nel suo Dizionario filosofico, appena uscito da Laterza, lo spagnolo Fernando Savater (l’autore di Etica per un figlio) fa propria una battuta di Bernard Shaw: «Ogni esercizio intellettuale è umoristico». E confessa: «Nelle questioni filosofiche lo spirito della serietà mi è sempre sembrato il peggiore dei sintomi: non manca mai a coloro che capiscono meno».
Dopotutto, anche Platone – che sarebbe arduo definire spiritoso – si dilettava del gioco di parole tra paideia (educazione) e paidia (scherzo, gioco, burla). Meno spocchia, insomma, signori filosofi – accademici e non. Maestrini del pensiero, Pastori dell’Essere veri e presunti, cercate di guardarvi con un po’ più di ironia. E imparate a giocare.