testo di Manlio Sgalambro, musica di Franco Battiato in Franco Battiato, L’ombrello e la macchina da cucire, EMI, Milano, (marzo) 1995
Giovane teologo non fare come in rue de Fouarre dove si produceva amore, si produceva per Dio e arnesi per dimostrarne l’esistenza, che, già mostrava la sola competenza. / Lessing diciassettenne arriva a Lipsia per fare teologia. Apprende prima la scherma e la danza. La distinzione e la lontananza. / Camice, prego! / Il teologo si prepari agli atti della sua professione. Ecco, no guardate un po’ più sotto, qui vedrete esattamente come è fatto Dio. L’attributo “buono” delimita uno spazio, segna una distanza. Il paziente non può aspettare. Si procede a regolare dissezione. / Signori, anatomia! Presto, bisturi. / Klemmen her! / Signori teologi basta, ricucite. Ancora una cosa, mente a Ockham prego: Dio differisce dalla pietra perché questa, dice, è finita. La teologia vi invita, anzi vi impone di immaginare una pietra infinita. / «Die Figur des Zynismus tritt in die Theologie mit einem Augenschlag ein. Zynisch ist die Vision von Gott schon für sich selbst genommen. Die Beobachtung Simmels: “Der Zyniker offenbart sein Wesen am deutlichsten im Gegensatz zu dem sanguinischen Enthusiasten” löst nicht ein einfaches historisches Problem sondern eine lebenswichtige Auseinandersetzung um Begriffe. Die Tatsache zum Beispiel, dass heute die Theologie die Niedrigkeit Gottes beweisen solle. Zynisch ist auch, dass die Niedrigkeit Gottes ein Gefühl der gehobenen Klasse ist, im Gegensatz zur Demut, die Veblen als ihr sicheres Merkmal antraf. Richtig war hingegen, dass ein absoluter Zusammenhang aufrechterhalten wurde, der sonst in der allgemeinen Unglaublichkeit untergegangen wäre. Der ironische und frivole Ton vom Geld zu dem man entsprechend der Philosophie des Geldes erzogen worden ist, wird eine kostbare Erbschaft, die jetzt den absoluten Zusammenhang für sich selbst in Anspruch nimmt. Man konstruiert auf dieser Weise, quasi als Pendant, eine Theologie in die diese Gefühle zu Recht eintreten. Man abbröckelt diese traditionelle Empfindung von Gott, während man das Obiectum Litis vollkommen und verändert lässt, aber es gibt keine Antinomie dort wo der Intellekt sein erhabenes Wort erniedrigt und unten den Füssen wiederfindet.»1 «Während jeder Funktionär der Menschheit für die Bedürfnisse der Kultur Vorsorge trifft, als Kleiner Angestellter oder als Begriffsphilosoph, erkennt man bereits einen neuen Typ des Savant oder des Theologen mit offenen Augen träumen, phantasieren wie ein Tagedieb, der Inspiration folgen en Artiste. Die Vision des Sonnenunterganges oder des offenen Meeres beschrieben vom alten Erzähler erscheint nun mehr überholt.Der entkräftete Blick des Ci-devant wird jetzt der luziferische Regard, der die Wesenheiten mit einem Pfiff zusammenruft. Seine Beschreibungen rauben jenen Erzählungen den Platz und ernennen sich selbst zu getreuen. Mit Pascal entsteht die Figur des irregulären Theologen.»2
- «La ‘figura’ del cinismo entra nella teologia con un colpo d’occhio: cinica è la ‘visione’ di Dio, già per se stessa. L’osservazione di Simmel: “Il cinico … rivela la sua essenza nel modo più chiaro in contrapposizione al tipo dell’entusiasta sanguigno”, non risolve un facile problema storico, ma una vitale questione di concetti: il fatto ad esempio che oggi la teologia debba dimostrare la ‘bassezza’ di Dio. Cinico è pure che la bassezza di Dio sia un sentimento da ‘classe agiata’ al posto della ‘devozione’ che Veblen riscontrava come connotato sicuro di essa. Vero era invece il mantenimento di un rapporto assoluto che altrimenti sarebbe scomparso nella miscredenza generalizzata. Il tono ‘ironico’ e ‘frivolo’ cui si è educati, secondo la Philosophie des Geldes, dal denaro diventa un prezioso retaggio che ora il rapporto assoluto impiega per proprio conto. Si costruisce così, come pendant, una teologia nella quale questi sentimenti entrano di diritto. Si sgretola il tradizionale sentimento di Dio mentre si lascia immutato, a pieno titolo, l’obiectum litis. Ma non c’è antinomia là dove l’intelletto abbassa il suo termine elevato e lo trova guardandosi sotto i piedi.» in Manlio Sgalambro, Trattato dell’empietà, Adelphi, Milano, (ottobre) 1987, § III, ¶ 112, p. 98.
- «Mentre ogni ‘funzionario dell’umanità’ provvede ai bisogni della ‘cultura’ (come impiegatuccio o come filosofo di concetto…), s’intravede un nuovo tipo di savant e di teologo. Sognare ad occhi aperti, fantasticare come un vagabondo, seguire l’ispirazione en artiste. La visione del tramonto o del libero mare, descritti dal vecchio narratore, appare ormai desueta. Lo sguardo sdilinquito del ci-devant diventa ora il luciferino regard che convoca le essenze con un fischio. Le sue descrizioni predano il posto a quelle e si creano fedeli. Con Pascal inizia la figura del teologo irregolare.», ivi, § III, ¶ 113, p. 99.