Laura Gennaro in La Sicilia, 26 luglio 1995, p. 26
Catania – Cos’è la saggezza per un filosofo contemporaneo? Esiste un’unica “nozione” di saggezza per uomini di epoche diverse? E ancora: come si “misura” la saggezza di un uomo? A questi ed altri interrogativi il filosofo Manlio Sgalambro, nell’ambito della rassegna “Estate Catanese ’95”, ha tentato di dare una risposta personale, citando quale esemplificazione del proprio pensiero brani tratti dalla letteratura europea. Ne è risultata una serata un po’ particolare, che ha alternato i momenti di lettura recitativa (felicemente proposti da Mariella Lo Giudice e Fulvio D’Angelo) alle osservazioni speculative di Sgalambro. Secondo il filosofo infatti la saggezza non è, come potrebbe sembrare, ponderazione greve, riflessione che appesantisce l’esistenza col suo carico di dubbi irresolubili, ma essa, è ai contrario, leggerezza. È cioè l’arte di astrarsi dalla “pesantezza” del vivere quotidiano, dai problemi della vita di tutti i giorni, è un “tirarsi fuori dal mondo” per dirla con Sgalambro. La saggezza è insomma una “scienza del vivere” che non si spinge fino ai limiti estremi dello stoicismo, ma si propone soltanto di migliorare l’esistenza. Così si può essere saggi in mille modi diversi ed in mille circostanze diverse. C’è la drammatica “saggezza del carcere”, l’atteggiamento che consente al recluso d’essere felice pur tra le quattro mura della cella (come accade nel romanzo di Manuel Puig, Il bacio della donna ragno, in cui due reclusi, un omosessuale ed un rivoluzionario, amandosi, si innalzano attraverso il desiderio al di sopra della condizione in cui sono costretti).
Ma c’è anche la saggezza dell’humour, dell’ironia, che ben si adatta, per esempio, alla vita matrimoniale, alle tempeste coniugali. Thomas Mann, ad esempio, sosteneva che il matrimonio riuscisse bene solo in tre: il marito, la moglie… e la cameriera. In questo caso la saggezza si confonde col cinismo. Talvolta invece la saggezza si identifica con le norme di buon comportamento che e bene tenere con gli altri: in particolare l’educazione e le convenzioni sociali. Per esempio una poesia didascalica del XV sec. insegna la condotta da tenere quando, per avventura, ci si trovi a dividere lo stesso letto con un estraneo: non bisogna rigirarsi, fare rumore, tirare le coperte dal proprio lato, indossare indumenti che possano svelare, durante il sonno, quelle parti del corpo dove non batte il sole… Baldassar Castiglione ne Il Cortegiano consiglia alla donna che voglia sembrare “honesta et honorata” l’arte del comportamento: mostrarsi modesta e lasciare parlare gli altri… Tutti consigli che aiutano a vivere bene e a rispettare il prossimo: il miglior presupposto che ci sia per evitare guai e tentare di vivere felicemente. Questa è saggezza.
La discussione ha presto assunto un andamento semiserio che il pubblico, paradossalmente, non ha gradito molto.