Demetrio Paparoni in La Sicilia, 26 luglio 1995, p. 22
Catania, la cultura e l’effimero
Fa bene Sebastiano Addamo a preoccuparsi (si veda La Sicilia, 23 luglio) del fatto che Tangentopoli non è finita; fa inoltre bene a preoccuparsi dell’effetto deleterio delle incertezze dello Stato nei confronti della Bosnia.
Alla risoluzione di questi e altri gravi problemi, in assenza di un convincente intervento delle forze politiche, gli intelletturali possono contribuire con gli strumenti che più efficacemente sanno utilizzare: della denuncia e dell’impegno.
È curioso, Addamo parla delle manifestazioni catanesi come se si trattasse di un’aggressione alle «anime», quasi sorpreso che invece non sia stata offerta alla gente «musica per i piedi». Eppure, tutti ormai sanno che è grazie alla cultura che si acquisiscono nuove consapevolezze e si rafforza il proprio ruolo sociale. Sono tali consapevolezze, per esempio, che hanno creato solidarietà attorno alle iniziative di Greenpeace e ne hanno agevolato il successo: non è impresa da poco l’aver fermato la distruzione affrettata – ecologicamente disastrosa – delle piattaforme di petrolio nel Mare del Nord. A differenza di Addamo non mi riesce proprio di pensare che «quelli di Greenpeace, che fanno baccano per il pericolo atomico», vedano la loro impresa come «una gitarella in lontani mari›.
Anzi, mi rammarico di non aver potuto essere con loro.
Quella di Battiato e Sgalambro cultura di massa? Ma via! Contrariamente ad Addamo penso che l’iniziativa del sindaco di Catania di affidare a Battiato e Sgalambro un programma culturale sia più che lodevole, perché significa operare a favore di scelte di qualità, dunque al di fuori della clientela. Da Addamo mi sarei invece aspettato una maggiore attenzione su quanto avviene (o anzi non avviene) in altre città del Sud, dove si preferisce riempire il vuoto d’iniziative con proposte tanto più fragili quanto più costose.
Dalla lettera di Addamo non si comprende quali siano le sue proposte alternative per le notti catanesi. Farebbe bene ad avanzarne qualcuna, diversamente, potrebbe dare la sensazione di preferire il nulla a iniziative realizzate da altri.
Insista invece su questa strada il sindaco di Catania, offra ancor di più alla città, trovi altri Battiato, altri Sgalambro: chissà che non riesca così, nel tempo, a sconfiggere quella logica di morte che produce tanta emigrazione intellettuale.