Sacro e profano. Con humour

Mario Luzzatto Fegiz in Corriere della Sera, 22 marzo 1995, p. 36

Uno degli aspetti più contraddittori e affascinanti della personalità di Battiato è la sua passione per le civiltà sepolte, per i valori dello spinto che si perdono nella notte dei tempi e, contemporaneamente, l’uso spregiudicato della tecnologia elettronica nelle sue canzoni. Battiato è un mistico e nello stesso tempo riesce ad avere quel gusto della sensualità che solo la virtù può affinare. L’incontro col filosofo Manlio Sgalambro è stato davvero dirompente: evidentemente fra una prova e l’altra de Il cavaliere dell’intelletto, fra chiese e basiliche. Battiato sentiva davvero grande nostalgia per l’elettronica, che domina insieme ai cori questa nuova opera, così come al professor Sgalambro, il librettista, Federico Il ormai andava stretto.
Ed eccoli, i bricconi, intenti a comporre in qualche sacrestia, versi come «Fornicammo mentre i fiori si schiudevano al mattino e di noi prendemmo piacere» o «Ritieni il seme. Duecentocinquanta milioni di spermatozoi in un solo orgasmo. Un uomo solo può popolare la terra». Ma nel disco ci sono anche intuizioni di altro genere, come quelle del brano Breve invito a rinviare il suicidio: «Va bene, hai ragione, se ti vuoi ammazzare. Vivere è un offesa che desta indignazione… Ma per ora rimanda… È solo un breve invito…».
È il primo esempio di collaborazione fra un poeta-filosofo e un musicista che potrebbe finire ai vertici delle hit. È musica leggera? No, sono geniali intuizioni, scevre da ogni manierismo, dove forse il filosofo sogna inconsciamente di ballare vestito di banane e il mistico sublima l’inconfessabile erotismo di un coro sacro che si mescola agli afrori d’una Sicilia assolata. Così l’Assoluto si tinge di humour.