Breve introduzione

Manlio Sgalambro in Giuseppe Tornatore, Una pura formalità, De Martinis & C., Catania, (❓) 1994, p. ❓

L’immagine filmica fa parte dell’immaginazione di quest’epoca sconvolta e miserabile. In altri tempi si crearono miti, in altri ancora (ma già decaduti) religioni. L’immagine è ciò che resta dopo che l’essere se n’è andato. Noi viviamo di resti. Ma ciò che significa? Non accarezzammo un giorno il torso di una statua come oggi la silhouette di una immagine? Waterloo fu anzitutto un’allucinazione di Napoleone e di Wellington. Poi di chi la combatté. Ma “esiste” una battaglia di Waterloo? Tolstoj ne dubitò. Ma il cinema può persino indicarne i contorni ed esibire la faccia dell’eroe morente (ciò che non fu dato vedere se non agli dei), l’elsa di una spada, il pastrano di un vecchio sergente. La sceneggiatura di un film, è il film visto dall’altro lato. In ogni caso fa parte della sua grana. Sembra scrittura, ma non lo è. È talmente impastata di immagini che l’atto che la volesse solo leggere non coglierebbe niente. D’altra parte il molteplice gioco dei segni fa sì che se un film si volesse solo vedere non si vedrebbe niente.