La macchina strizzacervelli

Manlio Sgalambro in Cronache Parlamentari Siciliane, X, n. 9, settembre 1993, pp. 28-29

Intellettuali e politica. Nella scuola si insegnano guerre, sofferenze, dolori d’ogni sorta, i tormenti della creazione, ma tutto come se fosse dipinto. La scuola moderna è un’istituzione politica…

«La scuola deve assicurare la fornitura di ingegni mediocri». Provocazione o che altro? Il filosofo oppone un gesto di ribellione alla opinione comune. Come sempre.

Periodicamente si accusa la scuola di adempiere male al suo compito, si fanno mille piani per migliorarla biasimandone il livello attuale che sarebbe il più basso che essa abbia mai raggiunto. Naturalmente ciò presuppone che si sappia quale sia il compito della scuola, ma il più delle volte non lo si sa, lo si ritiene semplicemente ovvio. Manca una riflessione come si deve sull’essenza della scuola. Una riflessione «politica» perché, è bene dirlo subito e non meravigliarsene poi, la scuola moderna è una istituzione politica.

Che la scuola produca individui mediocri e mal formati è esattamente ciò che essa deve fare. Individui funzionali che possano mandare avanti la baracca. D’altra parte, forti coscienze, individualità spiccate, «geni»; metterebbero a repentaglio il comune senso del sapere e della vita. La scuola deve anzi abbassare l’intelligenza in maniera che da questa non provengano danni irreparabili. Ciò che si affetta di rimproverare alla scuola – la scialba raffigurazione di geni e talenti, lo squallido avvilimento di grandi poesie, concezioni della vita, eccetera, ridotte a sonnolente ruminazioni – tutto ciò, insistiamo, non è che il suo vero compito. Essa, per dir così istituzionalmente, deve fare sorgere nello stesso momento un senso di avversione per quanto insegna, in maniera che per tutta la vita si scelga di fare i farmacisti, i notai, gli uomini politici senza grandezza, idraulici e pompieri… Essa funziona a menadito quando strema intelligenze curiose, ingegni arditi, inventori in pectore. Tutto ciò si finge di ignorarlo, anzi le si rimprovera con affettato candore il «fallimento». Si imprende quindi a «migliorare» la scuola, come se essa potesse divenire altro da ciò che è. Dalla sua eterna essenza. La distruzione di ogni concetto di verità è invece il suo compito, la noia per la bellezza è quello che deve assolutamente instillare pena i pericoli che possono derivarne per intere generazioni. Un forte senso della bellezza e della verità travierebbe coloro i quali ne fossero presi. La scuola deve evitarlo assolutamente. Nel suo insegnamento vi è il vaccino per il male che inocula. E in effetti il solerte discepolo non ne sarà mai più, si spera, ammalato. (La cosa capita troppo spesso per essere un caso, per non rappresentare l’intento proprio di questa istituzione). La scuola, dunque, adempie veramente il suo compito quando spegne o almeno attenua il danno dell’intelligenza che lasciata a se stessa chissà dove arriverebbe. Il suo compito è come quello della catarsi che mentre fa vedere passioni e vicende, ne cancella la volontà che le ha volute.
Le grandi vicende storiche vengono insegnate con diligenza ma affinché si spenga il desiderio stesso di ogni storia. La scuola «intorpidisce» le menti, ma è il suo scopo. Banalizza o rende stupidi, ma è quanto deve fare. Tutto ciò che «l’umanità» ha accumulato poesia, filosofia, scienza, storia, arti passando attraverso la scuola, passa così attraverso un possente filtro che le toglie il veleno. Da queste pallide immagini è quasi esulata la vita. Così la scuola può fare il suo dovere: insegnare e rendere innocuo tutto ciò che insegna.
Chi volesse altro dalla scuola avrebbe sbagliato indirizzo. La scuola si afferma come la più possente istituzione neutralizzatrice del sapere. I decisivi processi di neutralizzazione moderni sono affidati anzitutto ad essa.
Tutto ciò che è terribile nel sapere – l’oscuro, il misterioso, il tremendo – la scuola lo fa sparire. Nella scuola si insegnano guerre, sofferenze, dolori d’ogni sorta, i tormenti della «creazione», ma tutto come se fosse dipinto. Il sapere neutralizzato non fa ormai nessun male (e del resto nessun bene). La scuola insegna il sapere ormai addomesticato, divenuto innocuo. Essa deve assicurare la fornitura di ingegni mediocri, individui di second’ordine, cavalli da tiro. Essa è il regno del tranquillizzato, che mangia e digerisce bene, a cui il cuore palpita sereno. Qui auget scientiam auget dolorem? No, a costui ha tolto tutto, anche il dolore.
Questo dunque è il lato istituzionale, il lato «politico» della scuola moderna. Da quando questa istituzione si è estesa a macchia d’olio fino a coprire interamente i paesi civilizzati l’unico suo scopo è quello di diffondere, assieme all’istruzione, una tranquilla stupidità.