Tutti uguali davanti alla cultura

Manlio Sgalambro in La Sicilia, 3 agosto 1991, p. 3

Meditazioni provinciali

Frequentatore di biblioteche
Le lunghe attese gli sono concesse dal destino.
In quei momenti il suo spirito assorto si rifà del perduto tempo. Le bieche facce di chi consegna i libri, stanche mani di villani, o quei tozzi volti di chi li consulta ma ne è lontano, non sono con lui. Ma è come se volesse scoraggiarlo dal proseguire e gli indicano la porta. Ma poi un lampo dorato, un dorso ammiccante, il titolo ambito, frutto di una attesa, cioè di una parte della sua vita già così scarsa, ridestano l’ostinazione e a capo chino si tuffa nella lotta.
Più tardi tutto è finito. E quando esce, esce riconciliato. Se la musa è venuta a visitarlo e ha messo da parte un piccolo bottino, cambia il vento e i volti li vede sorridenti, alacri, e da ogni punto spira un’aria di amicizia.

Studioso
Il vecchio Spengler fu uno studioso alla maniera antica, voglio dire ebbe questa fortuna. Disponeva le sue finche civiltà per civiltà, nettava le sue penne e eliminava gli errori col raschietto.
Il Mauss che studiò la segregazione urinaria e le diverse posizioni nella minzione gli sarebbe piaciuto e ne avrebbe fatto buon uso.
Il volto da junker ma in realtà modesto professore di matematica mandava a spasso le civiltà come alunni che non avessero risposto alle sue domande. Ma per esse non vi era alcun settembre.
Io sto immaginando tutto questo. Sto immaginando Spengler seduto al tavolo, e cortesi bibliotecari come maggiordomi inglesi che gli servono libri.
Immagino segretarie legnose (che non lo tentino perciò con le loro carni) con gli ultimi dati sulla produzione dell’acciaio e sulla seconda legge della termodinamica.
Sto immaginando un meticoloso pittore di paesaggi che attende l’ultimo sfolgorio del giorno mescolando impaziente i colori.

Biblioteca circolante
Entri nella biblioteca circolante, diffidente. Ti pare d’entrare in una maison tolérée d’altri tempi. La signora che ti viene incontro truccata e sorridente ha del lascivo. Ti inviterà a letto, ma ti dirà prima il prezzo? Tutto ciò che ti puoi portare in camera sarà un libro oppure estrema audacia fino a tre, se paghi beninteso. Questo ti rasserena.
Il denaro ti salva da ogni timidezza e ti restituisce ai tuoi nervi e alle tue letture.

La biblioteca è uguale per tutti
Questa l’austera scritta che mi sembra di leggere all’entrata.
Essa dice che tutti i libri sono uguali alla cultura. La biblioteca realizza questa eguaglianza e rende giustizia al libro ignoto, o al più modesto di essi trattandolo come gli altri.
Sarà spolverato egualmente, perseguitato il reo se viene rubato. E comprato a suon di quattrini come l’altro. Poiché tutto ciò mi sembra losco e ingiusta questa giustizia, sogno che i libri vengano dispersi ai quattro venti, che non ci sia nessun luogo che li conservi e solo il fato li conduca a questo o a quello per le vie che esso sa.
In questo incontro, non si incontrerebbero solo un libro e un lettore ma un individuo col suo destino.

Sala di lettura come vita
Si ritrovano qui, davanti ai libri, tipi che puoi vedere al mercato o davanti alle vetrine dei negozi.
Uno studioso non sembra più distinguersi e nessuno è più nessuno di lui quando è nella sala di lettura.
Le pagine scorrono davanti ai suoi occhi ed egli sminuzza concetti, divora emozioni, incolla ragionamenti e visioni mentre per il resto è immoto, fermo come una statua.
Sala di lettura come vita. Tornerà domani. To-morrow and to-morrow and to-morrow