“Nell’anno della pecora di ferro” di Manlio Sgalambro

(Nell’anno della pecora di ferro di Manlio Sgalambro, Il Girasole Edizioni, pp. 34, € 13,00). L’ultima raccolta poetica del filosofo di Lentini reca un titolo accattivante ed evocativo. Il significato lo spiega lo stesso autore nel risvolto di copertina: “L’anno della pecora di ferro, secondo un antico calendario cinese, è quello del declino e dell’imbarbarimento. La stessa poesia diventa impoetica, un gesto laringo-buccale”. I versi di Sgalambro possono apparire a dei lettori poco avvezzi alla sua scrittura come dei pensieri inesplicabili, ermetici e oscuri. Ma i suoi versi sono al contempo caustici e cicatrizzanti, feroci e amabili, deliranti e realistici. In lui riecheggiano echi di ricordi passati o solamente preconizzazioni di eventi futuri. Riflessioni fulgide ed esemplari di un pensatore non organico ad alcun sistema accademico, ma ancora in grado di dire qualcosa di vero in un magma scomposto di rumori e voci. Grazie all’intuizione del poeta Angelo Scandurra il volume è stato pubblicato in una pregevole edizione con carta tirata a mano. Un libro per certi aspetti d’altri tempi, che descrive con crudo realismo l’essenza di questa civiltà schiava di automatismi e cliché. Da leggere assolutamente.


Cristian Porcino, “Nell’anno della pecora di ferro” di Manlio Sgalambro in “Le Recensioni del Filosofo Impertinente”, 24 maggio 2012 – Collegamento esterno

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