Il mestiere dell’intelligenza nel recupero della parola

Il mestiere dell’intelligenza nel recupero della parola

Le Ciminiere. Battesimo per la Quadreria dei poeti passanti, incontro con Angelo Scandurra

Nell’imbracciare la lotta contro il diffamante cliché di un popolo perennemente ritratto col “coltello in mano” e il “sacramentale faccia a terra! in bocca”, Capuana e Martoglio avevano già intuito che la nostra è un’etnia in grado di assurgere a campione di intellighèntia operosa e di firmare pagine significative tanto per la micro quanto per la macro storia. Verità che ha trovato eco nell’incontro, svoltosi alle Ciminiere, in occasione della presentazione di Quadreria dei poeti passanti, fortunata opera di Angelo Scandurra (già alla 2ª edizione) che ha di recente visto la luce grazie a Elisabetta Sgarbi, direttore della Bompiani.
A tenerla a battesimo, dopo il saluto introduttivo dell’assessore provinciale alla Cultura Nello Catalano, è stato Manlio Sgalambro. Avrebbe dovuto affiancarlo un altro relatore d’eccezione, lo scrittore Vincenzo Consolo (assente per un leggero malessere), il quale tuttavia ha voluto esserci con una vibrante lettera in cui ha evidenziato “l’alto valore letterario” intrinseco all’opera di Scandurra.
Protagoniste incontrastate del libro, le idee. Scelta tutt’altro che trascurabile in un momento storico in cui si avverte il bisogno di resistere all’imperante impulso omologante e di rimettere in moto circuiti mentali ormai atrofizzati. Quella di Scandurra è prosa densa e sonora, non immemore della lezione lirica da cui mutua cadenze ritmiche e simbolismi. L’autore delle sillogi poetiche Fuori dalle mure, L’impossibile confine, Vivere la parola, Trigonometria di ragni, Criteri di fuga, Il bersaglio e il silenzio, affida alla sua novella creatura la forza del pensiero raziocinante, l’invenzione creativa del segno, il recupero della parola.
«Parola in cui l’autore – ha osservato Sgalambro – riversa il mestiere dell’intelligenza. Al lettore il compito di coglierne il significato». Insistito referente, la parola è al centro delle dichiarazioni di Scandurra: «Io credo che nella nostra epoca, in cui la parola è stata dissanguata, l’artista abbia bisogno di parlare un linguaggio cifrato per ritrovarsi. Non a caso alcuni poeti contemporanei avvertono l’esigenza di tornare al dialetto per riconoscersi».
Ma al verbum Scandurra fa seguire l’esempio. E pare proprio squarciare orizzonti etici, oltre che letterari, questo neonato libro che, tuttavia, è lontano dal dispensare certezze a buon mercato.
A restituire la giusta atmosfera i colori vigorosi e a un tempo delicati delle magistrali interpretazioni di Pippo Pattavina, che ha letto brani tratti dall’opera. Commosso e soddisfatto l’autore, infaticabile promotore culturale cui si devono anche la raffinata casa editrice Il Girasole, il Gruppo Teatro Nuovo nonché la direzione artistica della sezione Arte di Etnafest.


Maria Valeria Sanfilippo, Il mestiere dell’intelligenza nel recupero della parola in “La Sicilia”, 12 dicembre 2009, p. 48

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