Lettera a un giovane poeta

Bugie estatiche

Un noto pensatore tedesco ha detto che dopo Auschwitz non si possono scrivere poesie. La responsabilità davanti alla stessa poesia ci imporrebbe di riflettere sul divieto. Ma i massacri non hanno mai fermato i poeti. Stendere la bellezza sulle sciagure, è parso anzi, come si sa, uno dei compiti dell’arte. Là dove il bello appare tutto si trasforma: non è così?
L’impiccagione delle ancelle, nel ventiduesimo canto dell’Odissea, trasforma in diletto lo stesso massacro: “Coi piedi scalciavano; per poco, però, non a lungo”. La terribile catarsi l’ha purificato.
Il toro di Falaride sublima in musica le orribili grida.
In ogni caso, mio giovane poeta, le auguro che sia presente in lei quello che abbiamo chiamato “responsabilità”. Non si fa poesia impunemente.


Lettera a un giovane poeta in Luca Farruggio, Bugie estatiche, Il Filo, Roma, 2006, p. 5

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