Così Sgalambro canta la sua filosofia

Cosi Sgalambro canta la sua filosofia

L’amico e collaboratore di Battiato ha inciso personalmente Fun club, con ballabili d’epoca

Con ironia rivisita Manu Chao

S’indovina il sorriso complice di Franco Battiato dietro Fun club, delizioso disco di canzoni «ballabili» d’epoca (però c’è anche Manu Chao) che il filosofo di Lentini Manlio Sgalambro ha inciso come interprete, prodotto naturalmente dal musicista siciliano (di cui s’indovina benissimo la mano elegante e affettuosa) insieme con Saro Cosentino. A vederlo arrivare alla sontuosa presentazione in giacca di pelle nera, in compagnia di Elisabetta Sgarbi (per la quale si era esibito, alla «Milanesiana», con Alice) s’indovina che per il settantasettenne studioso dev’esser stata una decisione facile, questa, presa in un attacco di civetteria: magari dopo i meritati complimenti per come cantava La mer di Trenet ai concerti di Battiato, con il quale egli collabora per i testi fin da L’ombrello e la macchina da cucire del ’95. Farà un altro mestiere, il nostro filosofo, ma ha un buon senso del ritmo e della melodia; la sua voce suona calda e ironica mentre interpreta non solo Non dimenticar le mie parole o Camminando sotto la pioggia e Donna di Gorni Kramer che ognuno si aspetterebbe da lui, ma anche Me gustas tú, il più recente successo di Manu Chao. è un ardire leggero, sornione, aggraziato, governato da un bel senso di autoironia.
Ed è buffo, in un contesto così leggero, leggere la biografia dell’uomo, filosofo controverso, che ha scritto testi come Trattato dell’empietà, Del metodo ipocondriaco, Dell’indifferenza in materia di società, e ora qui su disco volteggia lieve con Cheek to cheek o Ciao Pussycat, spesso con la voce anticata dalle distorsioni.
— Che cos’è una canzone per lei, professor Sgalambro?
«Un alleggerimento che considero doveroso. Dobbiamo sgravare la gente dal peso del vivere, invece che dare pane e brioches. Questa volta, rni sono sgravato anch’io. E poi, la musica leggera ha questo di bello, che in tre minuti si può dire quanto in un libro di 400 pagine o in un’opera completa a teatro».
— Ma secondo lei venderà, questo suo album?
«Sì, perché non è come tutti gli altri e io nemmeno».
— Di chi è stata la scelta dei brani?
«Dei miei produttori, che hanno costruito la scaletta a partire dalle sonorità di un uomo della mia epoca».
— Che cos’è per lei Franco Battiato?
«Dire che è un amico è un fatto privato; ma è anche una persona con la quale soffriamo e lavoriamo. Siamo due che produciamo».
— Abbastanza ardita, la scelta di reinterpretare Manu Chao.
«Lui è un cavallo che galoppa molto bene, un veicolo sul quale si possono aggiungere idee e ironia e far piccole modifiche. è un segno dell’oggi che abbiamo voluto mettere nell’album, dopo che ho interpretato questo stesso brano come ospite nei concerti di Battiato. Di mio, poi, non sono neanch’io un globalista».
— Che cosa pensa il filosofo Sgalambro dell’11 settembre?
«Di 11 settembre, per la mia condizione di uomo di riflessione, ne ho visti tanti».
— Questa guerra?
«Quale guerra? Questi sono due terrorismi che stanno cozzando. E siccome il terrorismo è un fatto pretecnologico, lo governa meglio chi è rimasto fermo a quella fase».
— La prossima opera nella quale tornerà al suo lavoro di filosofo?
«S’intitola De mundo pessimo e uscirà nel 2002. Io sono un pessimista strutturale: perseguo un pessimismo metodologico per esempio analizzando i limiti del mondo come la morte che ci stringe e ci strangola».


Marinella Venegoni, Così Sgalambro canta la sua filosofia in “La Stampa”, 20 ottobre 2001

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